23 luglio 1864.
VIII. - GLI ORTOLANI
Numerosi sono gli ortolani in Calabria, e vanno divisi in quattro classi. La prima, a dir vero, respinge questo nome, essendo che sia formata da massari, massarotti e contadini, che dopo mietuto lasciano il terreno sodo per piantarvi frumento l'anno vegnente. Tranne pochi luoghi, e quelli in ispezialità vicini ai centri popolosi, dove abbondante e facilmente venale è l'ingrasso, i nostri terreni non si ringranano mai, ma si lasciano statare, e solo dopo le prime acque si restovigliano e non tutti, bruciando la seccia, e trattandoli leggermente, o per pratarli, o per porvi pochi cavoli. Il nostro villano quando toglie a fitto una tenuta domanda sempre due vicende, e con ciò intende dire d'un podere, di cui nel medesimo anno l'una metà possa coltivarsi a grano, e l'altra a granturco. E questo poiché non prova senz'acqua, egli è chiaro che i terreni, cui non mancano mai arrendatori, e che si comprano a prezzi ingordi, siano gl'irrigati. Questi dunque ricevendo nei loro solchi il granturco associato alle piante baccelline, e all'altre ortaglie, di cui diremo qui sotto, si addimandano orti, ed ortolano chi li coltiva. Gli orti e la loro coltura sono tra noi le cose piú belle a vedersi. Tranne i terreni non adacquabili dove il granturco si semina a spaglio (a jiettu), negli irrigati si pianta; e a questa sorta lavoro si adoprano le femmine, che armate d'un cavicchio (piruni) fanno con esso sul margine del porchetto una buca dove gittano il chicco del frumentone.
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Calabria
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