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      La Sila che in grandezza se la dā col Tavoliere di Puglia, ed in bellezza ed in amenitā lo vantaggia, la Sila dalle sue pianure sfogate per ogni verso e che durano piú miglia, dove frequenti son le lame, frequentissime le ficcatoie, ha tale felice complessione di aere, e tale copia di polle e di ruscelli, che non č vero che altrove possano quanto colā provare meglio i lineti. Il reddito smodato, che ne hanno i proprietarii, senza le usurpazioni che ne fecero, e che durano tuttavia; e il non avere gl'innumerevoli abitanti dei casali altri luoghi che quelli per ottenerne segale, lino e fieno, fu ed č ancora cagione dell'odio e delle grida che si levano addosso gli usurpatori. Una tomolata, ossia 34 are di terreno si danno a fitto per altrettante lire; poi, spiccato che si č il lino a settembre, il linaiuolo le sementa a segala, e paga il terrātico tre tomoli, ossia un ettolitro e sessantasei litri; poi mietuta la segala, si aderbano spontanee a conto del proprietario. Ora la coltura del lino piglia sei mesi da aprile a settembre, quella della segala dieci da ottobre a luglio, e quella del fieno dodici da agosto al luglio seguente. Della segala poi i tre tomoli che si pagano per terrātico, costano nelle migliori annate L. 25,49; e non manco di mille manne (māttuli) di fieno, che fanno sul medesimo luogo 1. 63,73, cadono giú dalla bocca della falce sopra una tomolata di terreno. Cosí 34 are fruttano in ventotto mesi al proprietario ventinove docati, cioč 1. 123,21. E nondimeno i nostri contadini non si abbattono facilmente in tali, che le concedono a fitto; poiché affogato da una falange di miseri braccianti, che armati di zappa gridano e fanno spallucce, il proprietario dice loro: "Io non vi conosco: molti di voi son cattive dette, ed anche ad essere buone, a me non torna mendicare a spilluzzico e successivamente le prestazioni che mi si debbono.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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