Trentaquattro are gittano nelle buone annate intorno a 18 quintali di radice, e poiché 89 chilogrammi di essa fanno un prezzo oscillante tra le dieci e le quindici lire, è chiaro che, senza negligere l'altre colture, il proprietario può sicuramente guadagnare in ogni terzo anno da 18 a 270 lire sopra 34 are di terreno. Nondimeno la coltura della regolizia è trascurata, e pochi tra i nostri piú grandi proprietari se ne pigliano pensiero, e di ciò è causa il poco o nessun consumo che si fa tra noi dei panellini di liquerizia. Un panellino si dà via per due soldi dai merciaiuoli e dai venditori ambulanti e lo comprano i ragazzi per ghiottoneria, gl'infermi per espettorante, e sedici di essi fanno un rotolo nostro, cioè trentatré once. In digrosso si vendono allo straniero, e dieci anni sopra i nostri tempi 89 chilogrammi di bastoncelli facevano 110 lire; ma ora il prezzo n'è cresciuto a 127 e a 135.
Diciamo conci alle fabbriche della liquerizia, e concàri agli opranti, che assistono ai càccavi, dove si mette a bollire la radice. I conci sono pochi, e s'incontrano tutti nelle pianure valligiane e nelle maremme in aperta campagna e lontani dall'abitato. Dicesi zerna l'insieme di cinque quintali e trentaquattro chilogrammi di radice; e per ogni zerna bisogna un caccavo, e per ogni caccavo due concari. Il piú dei nostri conci sono di otto zerne ciascuno; vi si lavora dí e notte, vi s'adopra molta gente, e l'inumano governo che se ne fa persuade a chi visita un concio di trovarsi tra gli schiavi negri delle Antille.
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Antille
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