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      Come i tempi si corrompono a pioggia, come principiano le dirotte d'Ognissanti, le nevate di dicembre e gennaio, e il loro sdiacciamento, i fiumi temporanei s'ingrossano, mille altri se ne formano, ed i rivi, che ne ricevono le torbide, esondano, scialano oltre i loro vivagni, e non solo per piú mesi dell'anno tolgono il commercio tra i paesi, ma recano danni incalcolabili. Poiché, tranne i pochi punti dove le piagge sono a spalla, i nostri fiumi non scorrono incassati; ignorano gli argini, ignorano i condotti, ignorano l'inalveazione; sicché slagano facilmente, formando ad ogni piena nuove lunate, per le quali i terreni superiori smottano, le strade in costa si avvallano e franano, e vasti poderi si tolgono a Cerere, a Bacco, al moro sapiente, e si concedono al greto. Ed i nostri greti (praje) pigliano moltissime miglia, crescendo via via ad ogni anno; e se quel loro terreno imposticcio, fertile per sostanze animali e vegetabili si ritornasse a coltura, le ricchezze di nostra provincia se ne vantaggerebbero d'un terzo. Ma vizio di noi calabresi è il vivere, che ognuno fa, pensoso unicamente di se stesso, ed i proprietari di terre rivali, invece di accordarsi e, conducendo a spese comuni quei lavori che l'idrauliche scienze han da guari tempo proposto, ritogliere ai fiumi i fondi rapiti, si contentano agli scarsi e temporanei provvedimenti di viminate e di palafitte: il che, oltre al farsi seme di liti anniversarie tra chi possiede sopra e chi possiede sotto, non ripara gran fatto alla rovina dei fiumi, i quali, quando sono in piena, abbattono con la loro fiumara quei deboli ritegni di ghiaia e di stipa, creando danni maggiori.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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