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      Il porto ordinariamente è venticinque centesimi ma quando chi passa sia galantuomo, e il fiume sia alto, non bastano le cinque e le otto lire; e per averne piú i passatori ingrandiscono le difficoltà, tentennando lungamente; ed ora l'uno entra nell'acqua e finge al terzo passo di affondarvi, ed ora l'altro guazza dove daddovero le acque sono profonde. Ma in tempi rotti il pericolo è reale, ed essendo il fiume in piena, non vi è verso che valga a persuaderli perché il tragittino: ti bisogna fare in due il viaggio d'un giorno, ti bisogna pernottare nelle capanne o casine, che s'incontrano nei pressi, e solo al dimani quando l'orizzonte sia spazzato, e il tempo scarico, i passatori si risolvono a tragittarli, non senza aver prima tentato il fiume, esplorato i mulinelli, e piantato una serie di biffe, che mostrino i punti dove il guado è sicuro.
      La vita dei passatori è meschinissima quando l'inverno va asciutto, e il bisogno che hanno di rendere lunga e necessaria l'opera loro ha cagionato, e segue a cagionare continui guasti ai poderi rivali. Poiché quando il fiume sia soverchiamente grosso, lo diramano; e quando si spanda da sé in piccole corna, eglino le accecano per inalveare tutte le acque in un solo punto: cosí sul greto restano affossamenti e canali, dove alla piú lieve spruzzaglia i fiumi crescono ed irrompono. Venuta està, pochi di loro pigliano i lavori campestri: il piú restano ad oziare lungo i poveri fiumi, e campano la vita con diventare pescatori. Pescano anguille e trote, granchi e ranocchi, cefali e reali.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319