7 settembre 1864.
XIV. - I GUARDIANI
Calandrelle nei piú, e scarpe in pochi: calze di ruvida lana bianca o nera senza ghette di sopra, o ghette senza calze di sotto; brache a toppino tenute su con larga correggia di cuoio, fascia, o passamano che si allaccia di dietro, ed egualmente che le ghette il corpetto e la giacca, di panno nero e nostrale; camicia col colletto ritto, cappello di feltro, conico, e con le tese arricciate; una scure sospesa alla correggia che tien su le brache, ed una mazza noderuta in mano, sono tuttociò che voi vedete addosso agli uomini del nostro popolo, quando nei giorni festivi si raccolgono sul sagrato delle chiese. Ma ecco che in mezzo a loro voi scorgete altri, del popolo ancor essi, ma giovani bene impastati, bene fazionati, e ben vestiti, che nel volto ricoperto di peli hanno il brigante, che attaccano un giuraddio ad ogni momento, e che gli occhi sopra, se gli avvicini, ti pongono a stracciasacco. Il cappello è di feltro e conico, ma le tese ne sono piú larghe ed arrovesciate per di giú; e lo portano alla scrocca godendo di farsi ondeggiare su gli omeri l'estremità pendenti dei nastri di velluto, che ne corrono tutta la fascia dalla piega al cocuzzolo. La camicia è di bucato, e il largo colletto o se ne arrovescia sul bavero della giacca, o si lega con golettone di colori smaglianti, i cui estremi frangiati, dopo fatto nodo alla gola, si mandano oltre le spalle. Indossano ora una cacciatora, ora una giacchetta con sul dorso un cuoricino, ed alle gomita due aquile di altra stoffa.
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