Pagina (186/319)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ai Sorrentini noi dobbiamo il piacere di gustare la spinola, il coracino, il dentice, il pescespada, la leccia, la mostella, il boccadoro, e il tonno; laddove i nostri, di tanta ricchezza di mare, non ci dànno che il pesciume minuto e littorale, e poco piú che frattaglia. E le scarse e vili pesche inducono i nostri pescatori ad usare metodi e modi, che sfruttano il mare. Lo sciabichello, per esempio, a tenore d'una antica nostra legge non debbe avere le maglie cosí fitte da ricusare il libero passaggio ad una mezza lira d'argento; ma l'antica legge confidata alla sorveglianza dei guardaboschi, che usano nella Sila, e non, come andrebbe fatto, delle guardie doganali, è tuttodí violata; e il parazzo, gentile e sottilissima figliatura delle sarde, ed i pesciolini uguannotti, che per curiosità e per bisogno cercano nell'alghe e nei bassi fondi della spiaggia asilo, cibo, e sicurezza, vengono tolti ai loro primi giochi infantili dall'implacabile sciabichello. Oltracciò spiasi il fregolo, il luogo, vale a dire, dove i pesci. di latte (i maschi) vanno a fregarsi su pei sassi dopo che i pesci d'uova vi hanno deposto il loro peso; e se ne levano retate enormi di latterini (rosa marina), carnume minutissimo, embrione Dio sa di quanti pesci, e che si vende un soldo il chilogramma!
      La pesca avviene in varie ore, e vari tempi. Della manàide si fanno tre calate, al tramonto, a mezzanotte, e presso al mattino. La sciàbica, lo sciabichetto, e la tartana si calano di giorno; la palamitara di giorno e di notte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Sorrentini Sila Dio