Si stivano in tinozzi con finocchi e peperoncini, e si danno via a ventiquattro docati il cantaio. Da luglio a tutto settembre si pesca nel Tirreno con la tartana: partono alle tre antimeridiane,e ritornano alle undici con non piú che sei o sette chilogrammi di triglie, pescatrici, seppie, e poche raie, che si vendono ai servitori dei galantuomini sul lido medesimo ad una lira il chilogramma; laddove nel Jonio la cosa procede meglio, e le triglie, i merluzzi,e le raggiate sono in quei mesi copiose, e si vendono a mezza lira. Negli altri mesi la pesca scarseggia sempre piú nel Tirreno, dove null'amano tanto quanto il maestrale, e nulla temono quanto il greco. - I loro proverbii dicono: A sarda e l'alice vo forano e maistrali; e lu grecali leva lu pisce da lu panaru. Ora il greco vi domina, ed in dicembre, gennaro e febbraio i marinari di colà mettono da un canto le reti e per non morire d'inedia pigliano il mestiere del facchino e del corriere privato da paese a paese. Ma il Jonio non è povero mai; in quei mesi piú freddi manda i merluzzi piú grossi, le raie ed i palombi piú grandi; e, quando di marzo si fa la fascinata sul lido, la pesca delle seppie è veramente meravigliosa; né il prezzo di questi ed altri pesci va oltre i 77 centesimi.
12 novembre 1864.
*
Le persone, di cui ci siamo finora occupati, andrebbero meglio detti, come gli appella il volgo nostro, sciabacari e tiratori, e non già marinari, volendo riserbare questo nome a coloro che montano navi da commercio.
| |
Tirreno Jonio Tirreno Jonio
|