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      A mia venuta è tarda, ma sicura.
     
      Che affettuosa malinconia non governa quel verso: Chi sa, o mio Dio, dove mi farà notte stasera! L'immagine della sera si offre naturalmente a chi si divide da un oggetto amato; finché si viaggia, il dolore tace, la perdita fatta par poca, par sopportabile, ma quando la sera ci troviam soli, in luoghi nuovi, né sentiamo la voce solita a dirne buona notte, oh, allora ci bisogna che non si abbia cuore per non piangere. E il nostro marinaro cammina e piange. La notte lo coglie in mezzo mare, e cullandosi sulla sommità dei flutti egli canta questa canzone, a cui prego tutti i poeti accademici a far di cappello:
     
      Tu si' luntana, né mi pu' (puoi) vidiri,
      Ma fatti na finestra all'orienti.
      Si mina bientu, su' li mia suspiri;
      E si fa caudu, è lu mia fuocu ardenti.
      Si l'acqua de lu mari vidi usciri,
      Su' li lacrimi mia jumi (fiumi) currenti;
      Si sienti 'ncuna vuci all'aria jiri,
      Sugnu iu, bella, chi chiamu e tu nun sienti.
     
      Quanto affetto! Prega la Donna che apra nelle mura di sua casa una finestra rivolta ad oriente, e le dice: - Guarda verso il mare: se spira vento, sappi che quel vento è il mio sospiro; se un'aura calda ti batte il viso, quell'aura nasce dalle fiamme di amore che mi bruciano: se vedi il mare irrompere oltre la riva, sappi che il mare è cresciuto per le mie lacrime; e s'odi una voce nell'aria, oh quella voce è la mia, che chiama il tuo nome, e che tu non distingui. Tante bellezze di poesia contrastano è vero con la miserabile vita e l'indole stizzosa dei nostri marinari; ma se la società manca al suo debito, la è forse questa una ragione perché la natura manchi al suo?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Dio Donna