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      16 novembre 1864.
     
     
     
      XVI. - ASPETTO DELLE TERRE E DEI VILLAGGI CALABRESI
     
      Descritte le campagne e le marine, i campagnuoli ed i marinari, è tempo di por piede nell'abitato, e studiare le condizioni dei terrazzani. Se per città si intende un aggregato di case non rustiche distribuite in vie, isole e piazze, e recinto da muri, da fossi o da altro impedimento che non ne lasci libero o inosservato l'ingresso, è chiaro che noi abbiamo città, tranne i quattro capocircondarii, i quali qual piú, qual meno cominciano ad averne l'aria, e che tutte l'altre terre nostre sono villaggi, e casali. La posta, la costruttura, e l'ordine loro ricordano grandi avvenimenti, dei cui particolari l'incuria degli avi nostri non pensò a scrivere la storia. Parte fuggiti dal mare ed internati tra le pendici ricordano i tempi, che Goti, Vandali, ed Arabi smontando sui nostri lidi ne respingeano dentro terra i pallidi abitatori; parte costruiti alle falde d'una bicocca, sulla cui vetta il musco copre i ruderi d'un castello, sembrano tuttora starsi in ginocchio, come gli antichi vassalli che gli edificarono, ed adorare l'ombra del temuto Barone vagante tra le vecchie rovine. I villaggi albanesi con broli e macchie intercalate tra gli edificii rammentano l'emigrazione, quando le varie famiglie si accasavano sullo stesso suolo, ponendo un intervallo tra loro, ed il congiunto arrivato dopo diceva al congiunto venuto prima: - Fa che io addossi la mia casetta alla tua -. Nei casali silani, gli uni qui, gli altri lí sparpagliati, e a breve distanza tra loro, tu leggi il disordine, la fretta e la paura, onde i primi fondatori fuggirono dalla faccia dei Saraceni stanziati nella valle del Crati.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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