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      Potente era il feudatario, e sottoposti ai piedi del suo turrito palagio si edificarono le casupole dei suoi servi, e di quanti forestieri lordi di sangue ne invocavano l'asilo; e questi non conoscendosi l'un l'altro edificarono ciascuno la sua casetta in isola sul suolo ottenuto dal Barone, e tra l'una e l'altra catapecchia lasciarono quelle intercapedini (stríttuli), che ora rendono si deforme l'aspetto delle nostre terre. Potenti e ricchi erano gli ordini monastici, dei quali sempre due o tre si stanziarono in ciascun luogo abitevole, scegliendo i punti piú alti, piú ariosi, piú soleggiati; e tu ora trovi grandi ceppi di case situati attorno i conventi, e divisi l'uno dall'altro da molto spazio, in modo che la popolazione di ciascuno sembra sciamata dal monastero, che vi sta in mezzo. Potente era il clero, ed in tempi che i barricelli dei Baroni e dei Vescovi insanguinando di loro risse le vie si disputavano il dritto di opprimere la gente, la libertà, grazie alle immunità ecclesiastiche, si trovava nei campanili, nei templi, nei cimiteri, nel sacrato delle chiese alla distanza di quaranta passi. Ogni passo allora era di cinque piedi, ogni piede di quindici dita, e quello spazio fu sacro, fu il pomerio inviolabile, fu l'asilo rispettato dove il birro non potea cacciarti le mani addosso, e il braccio, la parola e l'azione ignoravano ostacoli. Il sacrato divenne dunque piazza; artefici e commercianti vi rizzarono le loro botteghe, le meretrici i loro lupanari, e l'ombra delle mura della chiesa di Cristo protesse le Maddalene.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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