Per tutto poi incontri le motte, edificate cosí in Calabria come nelle altre parti d'Italia all'undecimo secolo, quando, smottando gli ordini sociali, e cadendo l'uno sull'altro, alcuni liberi individui in quel viluppo inestricabile di uomini e di cose pensarono a tutela di se stessi d'ordinarsi in setta, e col nome di liberi muratori sterrando e colmando un borro nei pressi d'un municipio o di un castello baronale vi sospesero i loro nidi. Per tutto le giudecche, fetido, oscuro e fangoso laberinto di bugigattoli respinti nelle parti piú basse e nella coda dell'abitato, e dove i giudei, che ne sgombrarono a piú tempo, lasciarono un terrore superstizioso. Per tutto gruppi di tugurii improvvisati in tempi remoti dai briganti e dagli zingari, e che poi ricevettero, ospiti nuovi, i pacifici contadini. Insomma. gli edifizii seguirono nei loro gli ordinamenti civili; le fabbriche si disposero come le persone, ed i tetti ebbero maggiore o minore altezza secondo che i loro abitanti ebbero maggiori o minori dritti. Degl'incrementi di tanti casali, e delle vicende che o spostarono le prische città, o le cangiarono in villaggi sarebbe stato desiderabile che gli avi nostri ci avessero lasciato memoria; ma al loro silenzio ha sopperito la fantasia del popolo, ch'è scosso da molte cose che passano inosservate davanti all'occhio dell'uomo culto, e le spiega a suo modo. Vedete, esso ti dice, quell'aggregato di vecchie case, che sembrano in distanza la facciata d'una cattedrale? È un villaggio chiamato Laregina; vi nacquero tre Vescovi, quattro generali ed un papa: Cesare Augusto vi ebbe la cuna, una regina il palazzo; quelle colline sfranate non vi erano, non vi era quel fiume; bastava un giorno appena a chi volesse girarne le mura; colà tutte le ricchezze del mondo, colà le Fate venivano a danzarvi la notte.
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