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      Noi pigliamo a ritrarle, e vedremo come la loro posta e costruttura possa sulle nostre condizioni economiche e morali.
      19 novembre 1864.
     
     *

      Le nostre terre e villaggi hanno poche e tante case impalazzate quante le famiglie dei galantuomini: tutte l'altre son rustiche, in isola, d'una sola stanza e d'un solo piano le piú. Appartengono ai massari, ai contadini, ai pastori, a tutte le persone insomma, delle quali abbiamo finora tenuto parola, e agli artigiani ed a quanti non lavorano in campagna, e che daranno in seguito materia alle nostre osservazioni. Son divise da intercapedini e chiassi, e salvo poche che hanno tetto e capanna, e le case civili le quali sono a quattro acque, mostrano tutte una sola pendenza. Quei tetti ineguali, quelle mura che non cordeggiano, quei vani che non hanno riscontro, e le vie che si rompono ad ogni passo, ed ora scendono, ora montano, ora precipitano fan credere che i nostri villaggi fossero stati un tempo costruiti dal tremuoto. Unire piú case in forma di palagio non si può; appartengono a distinti padroni, e chi ne possiede una è impedito di ampliarla dalla strettezza delle vie, e dall'intolleranza feroce dei vicini di sollevarla. Nei villaggi giogosi era ragionevole che le platee dei nuovi edifizi si spianassero sopra linee concentriche al vertice del monte, da porgere allo spettatore piú ordini successivi e digradanti di case, e tra l'uno e l'altro strade larghe e pianigiane al pedone.
      Ma già dicemmo quali fossero i fondatori dei nostri luoghi accasati, e chiamarli in colpa per difetto di questo sarebbe ingiustizia.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319