La Calabria non ha ancora abitudini di nettezza e possiede la singolare gloria di aver dimostrato che il "necessario" sia appunto ciò che vi abbia al mondo di meno necessario. La scoviglia (munnizza) e le risciacquature si versano d'usci e finestre sul capo ai passanti. Beato chi ha finestra che dia in una intercapedine! Versa quivi gli escrementi, o vi costruisce uno sporto, sulla cui estremità l'uomo e la donna si campano in aria a fare le occorrenze. Beato chi abita sopra un calvacavia! Sconficca dal solaio una piana (stàngola), e per quel pertugio fa ciò che i lettori intendono. Agli altri tutti, volendo fare un po' di corpo, non rimane che uscire sulla via, la sera quando vanno a letto e la mattina quando se ne tolgono.
30 novembre 1864.
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I comodi nondimeno ed i disagi accennati di sopra non s'incontrano in tutti i luoghi, la cui condizione migliora o peggiora all'avvenante del piú o meno degli abitanti, e della distanza in cui sono dalle pianure e dalla strada postale. Questa ne tocca pochi, e la ferrovia, quando si conduca nella nostra provincia ne toccherà pochissimi: il piú dei paesi sono accasati sopra monti, coronati da greppi pieni di ginestreti, cinti da borri e catrafossi creduti dalla fantasia popolare alberghi di spettri e di sortiere, e bagnati alle falde da uno o due torrenti. Nell'uscirne si ha la china, nell'entrarvi si ha l'erta: unirli con traverse alla postale è un negoziaccio pieno di difficoltà e di spese: le difficoltà stanno nel vincere le pettate che si succedono le une all'altre nei pressi dell'abitato, le spese stanno nel cavalcare con ponti i torrenti rovinosi, che li circondano.
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Calabria
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