Si posa su due stanghe, tra le quali, l'uno innanzi e l'altro dietro, entrano i due muli, che ne ricevono le testate nelle ciappe dei cignoni. La è certo un'incomoda vettura; quattro persone a cacciarvisi dentro, vi affogano; due vi trovano agiato luogo sedendo di fronte, a patto però che un viaggiatore insinui le ginocchia tra quelle dell'altro, e vi si ballottino, e vi si abburattino di continuo, e or questi, or quegli, secondo che si piglia ora la erta, ora la china, venga col capo violentemente sospinto sul petto del compagno. Nondimeno nei luoghi nostri, dove tranne la postale non abbiamo strade carreggiabili, ma vie rotte, oblique, montuose che non ricevono a coppia le bestie da tiro, la lettiga scusa il cocchio, è vettura di lusso, indispensabile agl'infermi, alle signore, alle spose novelle, che si conducono in altro paese.
Quando colui che viaggia vesta a bruno per domestico lutto, la vista d'una lettiga che silenziosamente si dondola sulla stanga ha un non so che di funebre, che le dà aria di bara; ma, salvo questo caso, lo ingresso d'una lettiga nei nostri solitarii villaggi è una festa. Le larghe bullette di ottone, che scintillano sulla lettiga e sui burelli dei selloni, le nappe di lana vermiglia, che pendono dal frontale dei muli, il tintinno delle loro squille e sonagliere, e le grida dei lettighieri chiamano uomini e donne ad usci e finestre, e questa gloria piace tanto alle fanciulle, che le vanno volentieri a marito oltre il loco natio, essendo largo compenso al dolore di togliersene il diletto di viaggiare in lettiga in mezzo ad una furia di sonagliate.
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