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      Ma la luna di mèle tramonta assai presto; e il vetturino, visto che il profitto non risponde a pezza alle spese, rimette delle sue cure, lo pone sbiadato al lavoro, lo lascia sferrato piú giorni, è miracolo che, quando lo basta, lo stropicci ed asciughi con un tortoro, maggior miracolo che di maggio per pochi di lo impasturi. Aggiungi stalle umide, cieche, affogate, dove il letame si ammonta; e di qui un diluvio d'infermità, alle quali, per giunta peggiore alla mala derrata, non trovi chi amministri rimedio. Ché la provincia nostra paga, gli è vero, una mediocre provvisione ed un mulomèdico per ciascun capo-circondario; ma chi vuoi tu che da villaggio a casale lontano una giornata meni colà la sua bestia, che ora inchiodata, ora bolsa resterebbe impietrita a mezzo il cammino? Partito desiderabile che si pigli sarebbe quello che ciascun comune mettesse nel luogo del suo medico condotto un bravo maniscalco, o tal medico almeno che avesse all'ippiàtrica fatto parte dei suoi studii. Ora come ora la mascalcía viene esercitata tra noi dai fabbri ferrai. Il ferraio tocca dal vetturino venticinque lire all'anno a patto di ferrargli il mulo, e ritenersi le sferre; e non contento a maneggiare l'incastro e pareggiare l'ugne alle bestie, fa solennemente, quando si dà il caso, da maniscalco. Nel malferuto (tiriu) adopera il fuoco sulle spalle e nei fianchi; nell'aragàico (doglia) salassa l'animale nella cinghiaia, gli dà molto vino a bere, lo sospinge alla corsa; nel cimurro gli fa un suffumigio di paglia, gli versa acquavite nell'orecchie, gli caccia dentro le nari acciughe salate e peperoncini condotti in polvere nella fava usa l'incisione, e sulla parte incisa versa aceto con sale; nella bolsaggine gli cava sangue dalle vene dei riscontri; e tranne queste infermità, e tranne questi rimedii egli non sa piú nulla, egli non fa piú nulla.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319