Il carro vuole tre muli, che costano un milleduecentosettantacinque lire, ed i tre muli vogliono 127 lire per fornimento; poiché ai due muli del bilancino devi dare il capestro, il pettorale e la sonagliera, e al mulo della stanga, che è quel di mezzo, il medesimo, ed oltracciò il sellone e l'imbraca; sicché, mettendo tutto in somma, il proprietario di un carro impiega un capitale di millesettecento lire. Di ciò non vi ha caso che ei si chiami pentito: ché i commerci invigoriscono tra noi l'un dí piú che l'altro, i carri nei paesi lungo la postale non scioperano mai, e quello ch'ei spende pel loro governo è nulla a ragguaglio di quanto introita. Poiché un carro leva sedici quintali, il nolo è di tre lire e trentanove centesimi per ottantanove chilogrammi lungo un tratto di quaranta miglia; sicché, a mettere gita e ritorno in quattro dí, si ha l'introito di 222 lire e 35 centesimi; dalle quali sbattendo otto lire e quarantanove centesimi. (venti carlini) al dí per lo governo della vettura, e il salario del carrettiere all'avvenante di 42 lire e 48 centesimi al mese (dieci dotati), resta il guadagno netto di 45 lire e di 69 centesimi al giorno. Tenendo però ragione delle volte che il carrettiere non trova o il carico, o il ritorno, e dei tempi rotti che lo stringono a stallare, possiamo ad occhi chiusi scrivere il profitto quotidiano del proprietario in 25 lire.
Il salario del carrettiere di dieci dotati al mese è veramente una miseria; e perciò si adopra in ogni guisa a frodare la biada ai muli, e il nolo al padrone, essendo che lungi dai costui sguardi riceva lungo la strada merci e passeggeri sul carro a proprio fitto.
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