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      In tutta la provincia abbiamo 44 carri, ed altrettanti carrettieri indigeni, oltre quindici napoletani fatti venire dall'appaltatore della salina di Lungro. Minore è il numero dei calessi: non vanno oltre i nove. Il calesse è tirato da quattro cavalli, costa quanto il carro, ma richiede piú spesa, e dà minore guadagno, poiché le bestie si mangiano quattro docati al giorno, e il calessiere col ragazzo (guagliuni) l'uno ha dieci, e lo altri sei docati al mese; poi se occasioni di carrettare derrate non mancano, mancano quelle di levare viaggiatori. E la ragione si è, che l'unica strada carreggiabile sia la postale, e questa delle quattro dominanti dei circondarii non unisca che tre, toccando lungo il suo corso, tranne due o tre terre, villaggi e borgate scarse di abitatori e di traffici. I calessi quindi oziano anzi che no; e di qui nei nostri calessieri un non so che dell'indole brigantesca, perché sulle spalle del malarrivato che ci capita procacciano di rifarsi dei perduti guadagni. Veramente sarebbe desiderabile una tariffa; poiché non so qual tristo concetto debbano farsi di noi e delle cose nostre i forestieri, ai quali non solo smungono il borsellino con noli ingordi, ma li costringono ad attendere uno o due giorni finché abbiano altri viaggiatori che noleggino non solo i quattro luoghi di dentro, ma la cassetta eziando, ed i posti scoverti di dietro; e se ti tarda il partire entri solo nel calesse, ma paghi per sei.
      Alle persone finora enumerate dovremmo aggiungere i cocchieri; ma questi son tutti napoletani, i quali si mettono innanzi ai nostri non solo per la maggiore perizia nel guidare la carrozza, ma perché il calabrese, anche ad avvertirlo mille volte del contrario, dà sempre del "Don" al padrone, laddove il Napoletano col suo accento cortigianesco gli butta ad ogni tre parole un "Signorino" ed un'"Eccellenza" sul viso.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Lungro Napoletano