Si e vua c'è ncuna c'à na bella figlia,
Mi la dunassi a mia chi duormu sulu;
Pua ncapu all'annu si la torna e piglia,
E si piglia la figlia e lu figliulu.
Qual differenza tra queste canzoni e quelle dei braccianti e dei pastori, che abbiamo riportato parlando di costoro! In quelle tu senti l'olezzo dei fiori e la purità d'un cielo spazzato, che ride sopra una aperta campagna, in queste l'aria corrotta e il lezzo della città. Privi di strade non abbiamo altre cavalcature e somieri che gli asini, i muli, ed i cavalli; i soli e pochissimi paesi lungo la postale hanno le vetture, birocci e calessi. Ma indi a pochi anni avremo le strade, il commercio riempirà di moto e di tumulto i nostri silenziosi e pacifici villaggi; ma quel beneficio sarà pagato assai caro: i nostri costumi diverranno men puri, le ciniche canzoni cresceranno di numero.
25 febbraio 1865.
XVIII. - MOLINI E MUGNAI
Noi non abbiamo molini né a mano, né a bestia, né a vapore, né a vento: ma terragni ed a doccia: si costruiscono a mezzo il declive del terreno, che sdrucciola presso i fiumi vicini all'abitato, e la strada che vi va è sempre un piacevole passeggio. Nelle belle giornate, oltre un monte di popolane e di artigianelle che vanno e vengono con in capo la sacca del grano e della farina, tu vedi sulle sponde del prossimo fiume le nostre lavandaie, qual bollire, qual lavorare, qual tendere, e quale stendere il bucato; e il suono allegro delle loro canzoni, e il rumore delle cateratte e delle ruote; e il fiume che piglia nel seno l'immagine del cielo, delle donne e del molino, ti riempiono l'occhio e l'orecchio d'innocente diletto; e quando tra quella gente cosí mobile e cosí lieta ti abbatti a vedere una povera vecchia immota sopra un pietrone filare e starsi li avvisata sopra il suo sacchetto di lupini messi a rinvenire nell'acqua arrandellata in umida polvere dalle ruote, tu entri nel desiderio di essere pittore per ritrarre quella scena.
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