Pagina (233/319)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Voglio che tu resti vivo, voglio che tu possa vivere onorato e stimato nel paese dove nascesti, sederti al focolare della tua povera casa coi figli e con la moglie, se l'hai; voglio che tu possa dire: - Sono stato brigante, è vero; ma ora mi sono corretto: per cadere non ci vuole niente, per alzarsi ci vuole assai, ed io mi sono alzato. Caro Pietro, non ricordi tu la nostra canzone popolare che dice:
     
      Nun ci sia nullu, chi si fazzi mastru,
      Cà ugnunu lu po' pàtari (patire) n'erruri;
      Cà fozi (fu) Bajalardu (26) magu e mastru,
      E puru restò mpintu a nu rituni (27).
     
      E il tuo fu un errore quando ti gittasti alla campagna; ma ora te ne penti, e del passato non se ne parlerà piú. Alzati dunque, mio caro Pietro; afferra la mano che io ti stendo, e pensa che la nostra bell'Italia è una buona madre, una generosa e santa signora, e che il nostro Sovrano è un re galantuomo.
      Io non pretendo che tu mi creda ciecamente; ma voglio darti prima una prova. Facciamo dunque cosí. Io abito in Cosenza nel palazzo Telesio di rimpetto alla Chiesa di S. Francesco d'Assisi, e mi vi trovo dopo mezzogiorno, ed alle 24 ore. Orbene mandami un uomo, o una donna di tua piena fiducia, ed io parlerò con lui, e ti farò sapere a voce ciò che non posso dirti con questa lettera. Pietro, mio caro Pietro, non farti sfuggire quest'occasione: ti amo come fratello, ho pietà della tua povera vita, ho pietà della tua famiglia, e voglio salvarti. E ti salverò: te lo giuro sull'anima mia, te lo giuro sull'ostia dell'altare. Mandami per ora e subito una persona, con cui io possa abboccarmi e non temere né per te, né per lei.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Pietro Bajalardu Pietro Italia Sovrano Cosenza Telesio Chiesa S. Francesco Assisi Pietro