- Sa chi vi rito a vue, Russanisi? No rapportati (non riferite), ca vi rovinati. Stu guappu ch'è a Russano, e chi si chiama Pietro Vullivulli cu la vucca sua s'è avantatu ca mi taglia la capu; ma poco struscio (scroscio) ne sientu de sii paroli. Cu la capu de sto guappune (bravaccio) quattro spassi mi vuogliu pigliari; e mi viestu de vero pellegrino; dintra Russano lu viegnu ammazzaci.
Questa lettera è un capolavoro, e vi s'incontrano dei versi interi, perché la Siena della Calabria, dove il nostro dialetto si parla con grazia, ed i contadini sono naturalmente poeti, è appunto Longobucco.
Nel circondario di Paola dicemmo poi che i briganti vi sono, e non vi sono: e questo è verissimo. Gli abitanti di quei luoghi sono pezzenti ed imbelli; manca loro l'ardire di avventurarsi alla vita brigantesca, ed, avendone anche la voglia, mancano loro l'estese foreste, dove possano a lungo annidarsi. Colà dunque vi furono, vi sono, e vi saranno sempre ladri, ma briganti non mai; ed i ladri sono due o tre male armati, che quando sanno che un nostro mulattiere siasi condotto in Paola a comprare derrate, gli escono avanti sulla montagna e lo spogliano. E sempre si è parlato di furti colà avvenuti, di armati colà apparsi, ma raro o non mai si è saputo chi fossero. Sono uomini pacifici, ch'escono la mattina dal paese, e vi tornano la sera; e il rinvenirli è opera piú di polizia, che di altro. Il giorno 7 di questo mese un tal Domenico Marchianò, mulattiere al servizio del Perrotta da Sammarco Argentano, tornava da Paola sulla montagna all'Acqua del Sambuco gli escono innanzi due persone: l'uno aveva un fucile rugginoso, l'altro una accetta; gli si accostano, e gli rubano dieci rotoli di confetti, nove di piombo, tre paia di scarpe nuove, ed una libbra di semi di cavolo-verza!
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