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      Ma ad un cenno di Boccadoro brandiscono chi scure, e chi pugnale, e le danno sopra. La brava ragazza salta su come una vipera, si aiuta con pugna, con calci, con morsi, para i colpi, e grida all'accorruomo. Accorrono i vicini, trovano la donna ferita gravemente alla testa e tinta di sangue, e la salvano. I quattro assassini vanno via, e Boccadoro dice: "Ora andiamo da Boccaperta". Boccaperta picchia alla sua porta, ma la signora boccachiusa si era serrata dentro ed alle grida del marito che aprisse, rispondeva risolutamente: "Va via, becco fetente". Intanto i congiunti delle donne si erano levati a rumore, e i quattro assassini fuggono in campagna. Ecco dunque una piccola banda di briganti, essi si aggirano nei boschi, essi aspettano moltissimi altri per ingrossare la schiera, e loro primo intendimento è di sequestrare il figlio di don Ciro Giannone, bravo giovinettino, ch'era ben facile levarsi in collo, e fuggire. Ma Dio dispose altrimenti. Pinnicchio nella vigilia si avea fatto un debito di venti docati: ne spese otto per soddisfare a varii suoi piccoli creditori, e gliene rimangiano perciò dodici. Quei dodici tentano l'avidità dei compagni, che lo uccidono, che lo spogliano, e ne indossano le vesti. Questo fatto è piú orribile del primo; ma consumato il tradimento, i tre ribaldi Boccadoro, Boccaperta e Sguizzino si guardarono in cagnesco, ciascuno dubitò del compagno, ciascuno temé di essere assassinato, e pensarono a presentarsi. A condurli a siffatto proponimento contribuí anche moltissimo la paura, perché già le guardie nazionali, ed i carabinieri muovevano sulle loro traccie, e il Prefetto avea messo in moto tutte le forze dei paesi vicini.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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