Si grida: - Chi è là? - Non si risponde; si torna a gridare, e dura il medesimo silenzio; vi erano ordini precedenti del Capitano, e si eseguirono; le guardie nazionali fan fuoco, il capannello si sperpera, un individuo vi resta ferito, un altro morto con proiettili di vario calibro; e tra quelle guardie nazionali era Giuseppe Scrivano. Di questo fatto non si tenne parola: Giuseppe Scrivano combattette i regii in Soveria, tornò in paese, e visse tranquillo fino all'ottobre di quell'anno. Ma un giorno si cattura Arnone. Arnone era guardia nazionale, Arnone era suo compagno nella notte del 14 agosto quando un uomo fu ucciso, sa che a lui e ad Arnone vien recato quell'omicidio, e lo Scrivano, che non ama certo di andare in gattabuia, emigra nella marina, piglia servizio col signor D. Raffaele Cosentino nella contrada Zinga, e vi si trattiene fino all'aprile del Sessantuno. Il Cosentino apprende che una grave imputazione gli pesa sopra le spalle e gli dà il benservito. Lo Scrivano allora si butta in campagna, fa il brigante, e quante imputazioni gli si dessero in quel tempo i lettori nostri già lo sanno, perché la fede di perquisizione di lui si è renduta di pubblica ragione.
All'ottobre del 1862 lo Scrivano si conduce notturno in casa di Carmine Rosanova, e gli dice, essere stanco della vita del brigante, quella vita non fare per lui, volersi presentare, ma, pria che ciò seguisse, intendere di prestare qualche servizio al governo, per ottenere qualche attenuazione di pena; ne parlasse al prefetto Guicciardi.
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