Carmine Rosanova era cugino dello Scrivano, era capo d'una squadriglia, e si presenta al Prefetto. - Questo dice lo Scrivano; che volete ch'ei faccia? - Distrugga, - rispose il Prefetto -, la comitiva di Palma.
Scrivano si pose all'opra. Il mattino del 26 novembre si conduce da Rosanova, e gli dice: - La pera è matura: stasera, a tre ore di notte circonda il casino di Agarò dei signori Monaco: la compagnia vi sarà tutta dentro. Rosanova si pose a capo di una punta di guardie mobili, mette nel segreto il capitano Alfonso Grandinetti, e via. Ma il tempo si butta a pioggia, l'acqua vien giú a catinelle, la forza giunge non piú alle tre, ma alle 8; si circonda il casino, ma la banda non vi era piú; i soli che vi trovassero, erano due briganti. La sera di quel di Palma seppe il fatto, si morse un dito, e disse: - Scrivano era il mio Giuda.
Lo Scrivano si tenne perduto. Tornò a chiedere al Prefetto: - Che ho da fare? - e il Prefetto gl'impone di tradire la banda di Pietro Monaco. Lo Scrivano obbedisce, e il tradimento avviene la notte del 23 dicembre. Una puntaglia di truppa e sei carabinieri guidati dal Rosanova e dal Delegato Pasqua tendono un agguato ai briganti. Pietro Monaco ebbe una ferita nella coscia, ma egli e la banda si salvarono.
Dopo queste due imprese fallite lo Scrivano non avea dove darsi di capo: Palma lo chiamava il suo Giuda, Monaco gliela avea giurata. Lascia la campagna, si presenta, ed entra nella squadriglia di Rosanova.
Ciò dispiacque a Pietro Monaco; ogni via di vendetta gli era preclusa; adoperare il ferro non poteva, adoperò la politica.
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