Arriva il giorno dato. Scrivano si mette in via per entrare nella gola del lupo, giunge al luogo convenuto: ma ahimé Palma non era solo con Serra ed Oliveiro: tutti i briganti armati fino ai denti gli faceano corona. Scrivano si tenne spacciato: gli rimproverarono il tradimento tentato in danno del loro compare Monaco, e compare Palma, e Scrivano si difese. Protestò la sua fedeltà, il suo amore alla vita brigantesca, e propose il sequestro da farsi. Pare che l'affare sia buono, rispose Bianco; ma vo' dormirci sopra. Si tolse dalla ladra della giacchetta dieci piastre, e gliele diede. Scrivano, cui non pareva vero di esserne uscito a sí buon mercato, rifece i suoi passi.
Ma l'idea, in che si era fitto, non potea lasciarlo in riposo. Al novembre del 1864 si pensò al modo di farlo rientrare nella banda di Palma, addormentando i costui sospetti, e si concerta una farsa. Scrivano entra nel suo paese Celico, accatta una briga, impugna l'armi, fa il diavolo a quattro, accorrono i Carabinieri, viene arrestato, e messo dentro. Era questo il primo atto. Dopo alquanti giorni di prigionia bastanti a far si, che Palma venisse in cognizione del fatto, Scrivano è tratto fuori, i Carabinieri lo accompagnano e lo menano in Cosenza. Ma via via Scrivano rompe le manette, i Carabinieri attaccano un terribile sagrato alla piemontese, e punf! e panf! Scrivano se la svigna tra le palme innocenti. Era questo il secondo atto; gli attori stettero in carattere, e gli angioli custodi si guardarono con facce di stucco, né il piú lieve sorriso si tradí. Il pubblico diede in ciampanelle, e ne volle ai Carabinieri, ne volle alle Autorità; in ciampanelle dié pure Palma, e quando Scrivano gli si presentò tremante d'ipocrita paura, lo accettò. "Tu ti sei compromesso, - gli dice Palma, - lo so: scordo il passato e ti ricevo, a patto però che mi presti un servigio". "Comanda pure". "Conosci un tal Giuseppe Pantusi?
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