Di presente mette in agguato ed in varii punti le sue forze. I briganti erano tre, si avveggono di essere presi in mezzo, e catellon catelloni procacciano di traforarsi una scappatoia. Si abbattono nel Sergente dei Bersaglieri Carlo Caleri. L'animoso Sergente sgrilletta la sua carabina, uno ne fredda, e due ne fuga. I due fuggenti allibiscono, cercano di salvarsi per vie diverse; e il primo fu avventurato. Dą in una punta di guardie nazionali; queste gli scaricano addosso i fucili; ma i fucili si trovavano carichi a piombo minuto, il brigante mette un grido, spicca una capriola e si salva nel bosco, dove non fu possibile scovarlo. Ma l'altro trovņ il suo dovere. Dą giusto nel muso di Martinotti, e vederlo, e scaricargli sopra il fucile fu tutto uno. Non lo coglie. Martinotti gli tira, lo piglia nel petto, e lo manda a terra. Ferito, sanguinoso, impolverato, il brigante si rialza e scarica la seconda canna del suo archibugio sul bersagliere Giovanni Bertel. La palla fora al poveretto ambedue le mani, e gli si conficca nella coscia. A questo, il Martinotti e le guardie nazionali fanno fuoco ad un tempo, e il brigante cade per sempre sotto un diluvio di palle. Or chi erano costoro? Il brigante ucciso dal sergente Caleri era Pietro Maria De Luca da Longobucco. I compagni lo chiamavano il Sórice, ossia il topo; il modo della morte rispose a quel nome, ed ei finķ nella trappola; ma l'altro che impavido spara e non coglie, che ferito cade, e si rialza, che si rialza e rende storpiato per tutta la vita un bersagliere era Giuseppe Scrivano.
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