È questa la storia di Scrivano. È sembrato assassino, e non era; tutti i misfatti segnati nella fede di perquisizione sono simili al mancato omicidio in persona di Pantusi: quel mancato omicidio vi è pure segnato, e fu una burletta. Il fine del Prefetto era santo e generoso; ma dovea egli valersi di un uomo che, se morte ora gli fa giustizia, aveva in vita una equivoca fama? Noi crediamo di sí. Palma era il terrore del Rossanese, il Prefetto per distruggerlo fe' appello all'interesse ed all'amor proprio di quanti onesti patrioti e potenti signori sono in quei luoghi ma chi lo secondò? nessuno. Fe' assegnamento dunque sopra un plebeo, sopra un preteso brigante, e il plebeo si dimostrò nobile, il brigante si dimostrò patriota. Non è riuscito, e canchero dia alla fortuna! ma chi perciò crede di poter lanciare una pietra sul sepolcro di lui, è per davvero ingeneroso.
5 aprile 1865.
POCHE PAROLE AL "CORRIERE DI CALABRIA"
Il "Corriere", che con tutta la sua buona voglia di correre, non esce dalla Sila, ha attaccato il nostro articolo sul brigante Scrivano, menando furiosi ed ingiusti colpi addosso alla Prefettura. Noi non facemmo, e ciò perché non fummo mai avvocati, l'apologia invereconda di verun brigante. Ogni brigante, sia con la giamberga, o senza, si chiami Scrivano, o abbia il Don appiccicato al suo nome di battesimo, ci ha fatto e ci farà sempre orrore; ma un brigante convertito, ma un ribaldo che si ravvede è un sublime spettacolo, e se gli Angioli se ne rallegrano in cielo, come dice la Scrittura, perché vietare al "Bruzio" di rallegrarsene in terra?
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