Eh caro Ciccio, voi avete un interesse a scrivere, ed io nessuno. Chi dunque è officioso? Ma sia pure: se l'essere officioso significa servire, officiosità per officiosità, è mille volte la mia piú nobile, piú generosa della vostra. Io servo non ad un privato, ma ad un uomo pubblico che rappresenta il governo, ed i bisogni dell'intera provincia; mentre voi servite ad uomini privati, che vi pagano, e che rappresentano i bisogni della propria casa, i quali non son quelli dell'Italia.
Un'altra dilucidazione, mio caro Ciccio. Dite che sulla questione silana io mi sia ravveduto, e sia in teramente d'accordo con voi; e non è vero. Mi accordo con voi quanto alla quistione di dritto, e voglio anche io piú di te e piú di tutti che la vertenza silana sia decisa dai Tribunali ordinarii, con l'intervento però del governo qual tutore dei comuni; ma la penso altrimenti, quanto alla questione di fatto e di persone. Per esempio: riguardo a Barletta, io lo credo d'una grande intelligenza; ciò che egli ha fatto prova la sua integrità. La questione della Sila è quistione di milioni e milioni; e il Giudice che dà ragione al povero, il quale non può pagare, se può tacciarsi d'ignoranza, deve per un altro verso ritenersi ad occhi chiusi come incorruttibile. Ma di questo non piú. Le quistioni di proprietà in Calabria son pericolose, e finiscono a fucilate.
Se poi il Barletta siasi ingannato, la è cosa che non tocca a noi, ma al Parlamento di decidere; ed io, e meco tutti i buoni, altro non vogliono che si faccia presto.
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