Di quelle, il cui esercizio non richiede né machine, né capitali, né sussidii governativi, certo non patiamo difetto: sappiamo la musica, il canto, la poesia, a cui machine naturali sono l'orecchio, la gola, l'ispirazione; ma la è gloria per noi l'essere classificati coi cigni e coi rosignuoli? Io non bestemmio quest'Arti: so che, dopo gli altari del vero Dio, infallibile argomento della civiltà dei popoli sono gli altari delle Muse, so che un cigno come Omero, il quale non è un uomo, ma tutto il popolo greco immortalato dai suoi canti, è un raro presente dei Cieli: ma dico che, pria che l'immortalità della vita futura, deve ogni nazione assicurarsi la felicità della vita presente, e che il buon padre di famiglia pensa ad avere un'uccelleria quando già si è provveduto d'un ricco pollaio. Il borbonico governo tenne altro stile: fondò accademie pei musici, istituti di scultura e pittura, ed i profusi sussidii diedero ottimi frutti. Avemmo poeti e cantanti, avemmo pittori e scultori e musici valentissimi; ma qual bene ce ne venne? E non dico qual bene; ma se le cose vogliono valutarsi secondo l'estimazione dei savii, chieggo ancora: - Qual gloria? - Con che pietà dee guardarci lo straniero che mettendo piede in Napoli vi trova mille che pingono le piú lievi tinte d'un bel tramonto, e non un solo che sappia colorare un filo di cotone, una stoffa di seta? Mille che dànno anima al marmo, né uno solo che possa comporre una vernice, e fondere una lega! Le donne nostre vanno a cantare in Francia, e le donne francesi vengono a tessere e cucire i loro merletti tra noi!
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