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      I giovani nostri corrono a ballare in Inghilterra e i giovani inglesi vengono a reggere le fabbriche, gli opificii, ed i vapori in Italia! Il che vuol dire che gli altri popoli sanno l'arte preziosa di far lunga, facile e sicura la vita, e noi quella conosciamo di obliarla e divertirla.
      Ma se l'arti trasformatrici son poche in Napoli, nelle provincie sono nulle, e quelle che chiamansi arti primitive e creatrici come la pastorizia, l'agricoltura, l'economia silvana, e le industrie che ne derivano, trovassi in infelicissime condizioni. Queste due ragioni di arti, le creatrici e le trasformatrici, debbono, perché un popolo abbia vita, essere congiunte come i due atti della respirazione, ed i due moti opposti del cuore nel corpo nostro. Presso noi son disgiunte: il nostro terreno crea, e mancano le arti che ne trasformino i prodotti. La nostra pastorizia procede a danno dell'agricoltura; addetti a pascoli sterili e montuosi terreni, gli animali abbandonati all'evento delle stagioni; epizoozie mortalissime, effetto di macri ed insalubri pascoli; intere mandre distrutte dalle rigide vernate. Abbiamo la lupinella, la luzerna, la pimpinella che vegetano nei piú aridi siti, abbiamo il trifoglio, la sulla, la lenticchia, le patate, le pastinache, la rapa, la veccia; e nondimeno i prati artificiali si sconoscono.
      Si amano le grandi mandrie, gli armenti numerosi per un falso punto di onore e di grandigia, e il proprietario ignorando che gli animali debbono essere parti viventi del fondo, non divide il gregge in piccoli branchi, dotandone ciascuno dei suoi poderi.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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