Ma ciò non basta. Fonti delle ricchezze, abbiamo detto, sono terre, lavoro e capitali. Or chi darà i capitali al popolo nostro? Chi gli assicurerà il lavoro? Ecco l'ultimo problema che ci resta a risolvere.
4 maggio 1864.
IV.
Nessuna cosa, sia buona, sia mala, può esistere isolata in questo mondo; gli obbiettivi al pari che l'idee hanno pure la loro logica, e per mancanza di questa logica cadono egualmente i despotici ed i liberi governi. Cade il governo despotico quando alla sua catena manca un anello, e cade il governo libero quando la sua mano benefica non apre tutte le dita. Ogn'istituzione ha bisogno di mille altre affini, che la sorreggano, l'alimentino, le diano moto: isolatela, ed essa cadrà; il che in fin di conto non significa altro che questo: Le mezze misure sono inutili. La quotizzazione dei terreni comunali (la quale oltracciò, come diremo in seguito, è incompleta) è stata una mezza misura, e il governo ha mostrato di saperlo quando ha detto ai proletarii - Voi non potete vendere i terreni, che vi assegno, se non dopo vent'anni. - Temeva dunque che li vendessero? Sí. E perché dovrebbero venderli? Per la mancanza dei capitali sufficienti a comprare le sementi, e gl'istromenti agrarii, i mezzi di sussistenza durante l'inverno. Il provvedimento dunque della quotizzazione è inutile, se non si piglia l'altro di mettere in circolazione il denaro, e farne facile il mutuo. Non difetto di terre, ma difetto di capitali ebbe finora il popolo: ed infatti il bracciante, tutte le volte che sentitisi forte di qualche piccola somma, è corso sempre avidamente a coltivare i terreni comunali; ma quando il raccolto gli è venuto meno, ed il bisogno lo ha stretto, altro partito non si ha veduto per vivere che di entrare nella classe dei fittaiuoli, o dei coloni, i quali, oltre il non pagare la pigione della casa rurale, ricevono dal proprietario galantuomo un sussidio per l'inverno, ed un'anticipazione di tutta o di parte della semente.
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