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      A tutte e tre essendo fondo comune di sussistenza l'agricoltura, dalla sua floridezza nasceva il benessere dei cittadini, e dal costoro benessere quello del ceto medio formato di artigiani e di professori. Ciò che dunque si raccomanda soprattutto alla scienza economica tra noi è lo stato dei contadini, che dànno i nove decimi della popolazione, ed ai quali unico argomento ad assicurare la loro vita e l'altrui è la terra. La storia della terra dal lato geologico è la storia dell'uomo fisico, e la storia della terra dal lato agricolo è la storia del l'uomo considerato com'essere morale e come persona giuridica, in modo che la scienza inamena del Dritto può ridursi ad una storia dilettevole e ragionata dei terreni, e delle vicende dell'agricoltura. Qual è dunque la storia dei terreni in Calabria?
      Dalla fondazione della napoletana monarchia a tutto il secolo passato i terreni furono feudali, ecclesiastici, demaniali ed allodiali. Gli allodiali erano pochi, pochi i grandi proprietarii, oneste le fortune, onestissimi i padroni, e l'aurea mediocrità di Orazio conveniva all'une ed agli altri. I Re, i Baroni, e le Chiese, parte per generosità, parte per bisogno, ora cedettero, ora col peso di canoni annuali diedero ai comuni una porzione dei loro terreni, e cosí nacquero i beni che furono detti della università, o beni comunali. Perlustrando a quei tempi i nostri paesi tu avresti trovato delle terre un terzo appartenente al Barone del luogo, un terzo alle corporazioni religiose, un terzo al comune, e qua e là tra queste tre specie di fondi il campicello e il vigneto allodiale, cui tale confessavano il governo migliore e la coltura meglio intesa.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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