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      Allora il Dio Termine era divinità formidabile: potente il principe del luogo, potente il clero; e l'uno e l'altro ne rendeano inviolabile il culto. E il popolo nato con la zappa? Il popolo nato con la zappa non era libero, e si comprende, non avea istruzione, non sicuro l'onore, non garentita la libertà individuale; ma possedeva in quella vece ciò che tutti gli statuti non han potuto ancor dare, lo stomaco pieno. Coltivava i terreni ora del comune, ora del principe, ora della chiesa; e ciò che pagava non solo era una miseria, un moggio di grano per ogni moggiata di terra, e spesso meno; ma la contribuzione era stabilita per una sola specie di coltura; vale a dire, se il terreno era seminatorio, il contadino mi dava un moggio di frumento dopo aver trebbiato; ma non era obbligato a darmi piú nulla per tutto altro che vi avesse o seminato o piantato dopo la trebbiatura. Piú. Godeva degli usi civici, e nei marroneti e nei vigneti, e via discorrendo, succedeva dopo la raccolta delle castagne e la vendemmia ciò che dicevasi sbarro. Il popolo v'introduceva i suoi animali, vi andava per erbe e frasche e nei geli di inverno, stagione nella quale, come dice un proverbio calabrese, chi ebbe pane morí, e visse chi ebbe fuoco, possedeva non solo fuoco, ma pane. È vero che il Barone ne carezzava la moglie, è vero che l'arciprete e il monaco succolento faceano gli occhi dolci alla figlia: tutto il male era lí, ma si mangiava.
      Ai tre trattati, in cui si divide l'economia politica, di produzione, consumo e riproduzione della ricchezza, noi, se potessimo, vorremmo aggiungere quelli della distribuzione.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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