Volea gridare e non potea; cercò di svegliare il marito e questi stette duro. La dimane si trovò attratta, gremò, e morií.
La sera di venerdí santo si brucia nel braciere una scarpa in S. Fili.
Quei di S. Giovanni in Fiore, come. perdono un oggetto corrono a Melis (Calab. Ult. 2) paese famoso per le magare. La magara empie di acqua una caldaia e dirimpetto a sé mette uno specchio. Proferite il nome di colui che sospettate, Tizio, Caio, Sempronio, Pietro. Al nome Pietro l'acqua gorgoglia: - È questi il ladro - dice la magara - ora mira nello specchio -. E tu vedi nello specchio Pietro con tutti gli atti che fece per rubare le tue vacche. Il servo del Vicario Barberi in Napoli.
Trebisacci è famoso per le magare.
II. - SANTU MARTINU
Il nostro popolo racconta cosí la vita di Nino Martino.
Era un giovinetto pecoraro cresciuto come selvaggio nella Sila. Dopo sette anni tornò al paese nativo, e trovò i suoi compagni ben vestiti, e lui stracciato. Giocò alla mora, e lo chiamarono selvaggio; andò alla fontana e le fanciulle sorrisero ai suoi compagni, e non a lui. Propose dunque di non tornare piú alle pecore, e andò dal padrone a farsi i conti. Questi gli tirò un calcio in culo, e lo chiamò guercio cane. Nino fremette e rientra in sua casa; non ritrova la madre; esce di nuovo, e va da un suo zio per consigliarsi con lui. Non trova lo zio ma l'archibugio di lui; lo spicca, se lo mette in spalla, e torna ai boschi. Fece per uccidere le pecore, e si pentí; ma uccise i montoni, perché gli parvero che somigliassero al suo padrone.
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