Ecco gli scopi del mio modesto lavoro, compiuto fra i brevi intervalli di una vita con fatica occupata, di questo tenue contributo alla Storia della nostra Brescia. Io porto i pochi materiali che possiedo, ad altri il completarli.
L'ordine regnava in Italia; un funereo lenzuolo copriva i caldi entusiasmi del 1848-49, le fervide aspirazioni, gli indomati eroismi; il soave poeta della repubblica francese ci potea battezzare la terra dei morti. Col disastro di Novara si era chiusa la troppo breve ed infausta campagna del 1849, e vi fecero seguito la tregua del 26 Marzo e la pace definitiva stipulata in Milano il 6 Agosto; l'eccidio di Brescia fu una sublime protesta; restavano Roma e Venezia; la repubblica di Roma cadde anch'essa il 3 Luglio e Venezia, la Niobe italiana, dopo un assedio che fa epoca nella Storia, dovette pure, domata dal Colera e dalla fame, pių che dal nemico, arrendersi il 22 Agosto.
La reazione era trionfante in Italia, in tutta Europa. Pur non si teneva sicura; e guardando con isgomento al pericolo ond'era uscita non fidava nella calma apparente; i troni erano stati rialzati, ma sentivano agitarsi sotto di sč i flutti della rivoluzione, coperta, non domata, specialmente in Italia.
Diffatti il 4 Luglio 1849, il giorno dopo quello in cui a Roma venne, per opera dell'esercito repubblicano Francese ristabilito il Governo del Papa, alcuni deputati della cessata Assemblea Costituente Romana, eleggevano un Comitato Nazionale Italiano composto di Mazzini, Saffi e Montecchi; davangli mandato di aggregarsi altri Membri, di contrarre un Prestito Nazionale in nome del Popolo Romano e per la salute d'Italia, e di fare un appello ai veri italiani affine di averne soccorso morale e materiale.
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