Scelse per esecutori Bonardi Giacomo e Squintani Giuseppe aggregati al Sotto-Comitato d'azione in Brescia, e tutti insieme partirono, crediamo nel Gennaio 1852, per Mantova dove furono accolti nella casa tenuta a pigione, per conto di quel Comitato rivoluzionario, da Frattini Pietro.
Tutto era predisposto, ma per incertezze e timori sorti nel seno del Comitato mantovano medesimo, l'esecuzione non ebbe luogo, e il Commissario di Polizia Filippo Rossi ebbe salva la vita.
Qualcuno osserverà che gli atti, che voleansi compiere dal Sotto-Comitato d'azione, avrebbero rivestito il carattere dell'assassinio politico, ed ammessa la teoria del pugnale.
Respingiamo la terribile accusa.
Certo che la vita di un uomo, sia desso Ré, o cittadino oscuro, è cosa sacra, e non v'ha di fronte alle leggi umanitarie ragione che valga a scusare un attentato contro di essa.
Il pugnale non è un mezzo atto a raggiungere un fine politico o sociale; non è coll'uccidere un uomo che si uccide un'istituzione.
Ma quei momenti erano eccezionali e fuori si può dire dalla legge. L'Austria dopo la vittoria di Novara gravava terribilmente la sua mano di ferro sopra le inermi popolazioni del Lombardo-Veneto, la reazione aveva raggiunto il parossismo, e i satelliti del Governo oppressore stringevano vieppiù le catene della schiavitù affine di soffocare ogni sentimento di patria, di indipendenza, di libertà.
Erano quindi ritenuti legali tutti i mezzi pur di mantenere accesi gli animi, e fermi i propositi, siccome istrumenti di emancipazione infallibile, vita di pensiero e di azione, di dovere e sacrificio.
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