......; fu un saluto che indignò i presenti, e il B..... n'ebbe imprecazioni dall'onesta cittadinanza.
In quell'occasione Francesco Giuseppe dispensò croci di Cavaliere del suo ordine, ed anche a Brescia taluno fu decorato.
Il Comitato non mancò di mettere in ridicolo questi cavalieri novelli dell'Imperatore, e li ebbe a beffeggiare colla seguente poesia
«Non è ver, è una bugia,
«Che abolito il marchio sia,
«Il benigno Imperatore
«L'ha tornato al primo onore,
«I suoi servi titolati
«Son bollati, son bollati.
«Delle borse ingorde arpie
«Podestà, Vescovi, e spie
«Mescolati in un cibreo
«Ecco, o putto il tuo corteo
«Gli hai distinti, gli hai pagati
«Son bollati, son bollati.
«Quanti sono? appena cento!
«Ora puoi dormir contento
«Reclutasti in Lombardia
«Una prode compagnia
«Di ridicoli magnati
«Son bollati, son bollati.
«Quando venga, ed ha a venire,
«Il tremendo dies iræ
«Sarà facile al Sovrano
«Sceverar dal loglio il grano
«I suoi servi titolati
«Son bollati, son bollati.»
In una delle notti del mese di Ottobre 1851 il sotto-Comitato d'Azione deliberava di far scoppiare un petardo nel Collegio dei Gesuiti. Tale impresa venne affidata a due de' suoi membri, i quali deludendo la vigilanza della Sentinella Austriaca, che di notte veniva appostata sull'angolo del Vicolo di S. Francesca Romana, assicurarono alla finestra del collegio stesso, prospicente la Contrada pure detta dei Gesuiti, un grosso projettile, e mediante una miccia che si estendeva oltre il Negozio Mazzoleni venne dato il fuoco.
Lo scoppio fu terribile, furono torte le inferriate della finestra cui era assicurato il petardo, s'infransero non solo i vetri del collegio posti verso strada, ma eziandio anche quelli delle Case situate a fronte del Collegio stesso.
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