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      Il Comitato segreto bresciano fu vigile e scrupoloso esecutore di queste teorie, convinto com'era che la concordia è la prima virtú di ogni stato e società, il primo nerbo del pubblico ben'essere, la prima arma degli uomini contro i loro oppressori.
      Ammaestrato dallo sperimento delle patite disgrazie, non dimenticava il passato, non perdeva di vista il presente, e non rinunciava all'avvenire.
      Unione! Unione! Unione! Quella era la costante sua parola perchè senza di quella nessuna cosa è possibile; con questa, nessuna impossibile.
      I Comitati segreti d'insurrezione esistenti in Italia, e principalmente quelli costituiti nella Lombardia e nella Venezia, ove maggiormente ferveva l'odio contro lo straniero, e più vivo era il sentimento di indipendenza e di libertà avevano di già predisposti tutti i mezzi all'uopo necessari, e solo attendevano il momento propizio della rivolta.
      Era opinione in parecchi che l'iniziativa del moto rivoluzionario dovesse partire direttamente dalla Nazione, affermando essa in tal modo solennemente il desiderio ardentissimo di affrettare l'opera gloriosa del comune riscatto, giacchè i lunghi sforzi e i magnanimi sacrifici danno maggior pregio all'acquisto, che caramente vien poi custodito e più validamente difeso contro ogni offesa od insidia nemica.
      Ma nei Comitati prevalse il concetto di dover attendere dalla Francia il segnale dell'insurrezione che vi si stava maturando per abbattere il Governo di Napoleone III°, caduto questi si sperava che dopo essa sarebbe venuta in aiuto della rivolta italiana.


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Del comitato segreto insurrezionale bresciano nell'anno 1850-51
di Faustino Palazzi
Stab. Tip. La sentinella Brescia
1886 pagine 106

   





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