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Fosse opera nera ed infame della Polizia, oppure di alcuni tristi e codardi,(16) fatto si č che in. quei giorni si sparsero inique e calunniose insinuazioni sulla condotta del povero Tito, calunnie perņ che non potevano venire accolte, se non da chi non ha della patria, nč il culto, nč il sentimento.
Dimentica, o martire sommo, le ingiurie che tu sbugiardasti coi fatti. Non valsero le promesse, nč i tormenti degli infami inquisitori a strapparti una parola del tuo grande segreto; ed anzichč esporre i compagni alla tirannica rabbia, preferisti morire!
La costernazione, il pianto e il lutto continuavano nelle cittą italiane massime a Milano, Brescia, Mantova, Padova, Verona, Venezia, ecc., per i nuovi arresti che ad ogni giorno si effettuavano. La Polizia sguinzagliava per ogni dove i suoi segugi in traccia di affigliati al Comitato segreto insurrezionale. E anche per lo Speri si avvicinava l'ora fatale.
Il giorno 2 giugno 1852 il Barone Giovanni De Susan Tenente Maresciallo I. R. Comandante della Cittą e Provincia di Brescia, faceva eseguire in Campo fiera una grande manovra alla quale prendeva parte indistintamente tutto il forte ed agguerrito presidio che aveva stanza nella nostra cittą.
Attratta dall'insolito spettacolo vi concorse una folla di cittadini; fra questi eravi pure lo Speri siccome amantissimo e conoscitore perfetto delle cose e dell'arte militare, intorno alla quale appunto in quell'epoca stava scrivendo un trattato tattico-strategico.
Terminata la rivista Tito con F..... A..... e P.....F.... ritornarono in cittą e quando furono sull'angolo del Corso Orefici, e precisamente ove trovasi ora la Drogheria Foresti, i due amici presero commiato dallo Speri il quale si avviava direttamente a casa che era in contr.
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