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      Egli anzi dal carcere riesciva a far pervenire segretamente una lettera all'infelice madre sua nella quale diceva «se alcuno venga arrestato, e si senta leggere dei particolari molto minuti non vi badi, e neghi i fatti che gli volessero addebitare» e in pari tempo raccomandava ai compromessi che avevano abbandonata la città e s'erano rifugiati in Piemonte od in Isvizzera a non più ritornare finchè perdurava il processo.(17)
      Intanto che in Mantova ferveva il terribile processo a carico degli infelici, contro i quali non si erano potuto raccogliere ancora elementi bastanti per farli fucilare, come il prete Grioli(18) o farli appendere alla forca come (addì 7 Dicembre 1852) i patrioti Canonico Enrico Tazzoli di Canneto, Scarsellini Angelo di Legnago, De-Canal Bernardo di Venezia, Zambelli Giovanni di Venezia, e Dottor Carlo Poma di Mantova(19), a Milano s'era formata una Fratellanza segreta di popolani, repubblicana di fede; con animo deliberato di preparare l'insurrezione e compirla. Uomini di popolo erano i suoi capi: influente fra tutti, un tintore, Assi di nome, il quale per la sua grande energia e popolarità chiamavasi il Ciceruacchio di Milano. Questo Comitato si suddivideva in tanti gruppi, distinti con lettere dell'alfabeto. Essi lavoravano con tale segretezza e con tale attività da rendere in breve l'associazione numerosa di parecchie migliaia d'affratellati. Fu allora che la medesima sentendosi forte e desiderosa di agire chiese a Mazzini istruzioni, direzione, aiuti in armi e danaro.


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Del comitato segreto insurrezionale bresciano nell'anno 1850-51
di Faustino Palazzi
Stab. Tip. La sentinella Brescia
1886 pagine 106

   





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