Per avere libertà vera, intellettuale, politica, religiosa, civile, bisogna imitare l'esempio dei nostri martiri, cioè essere indipendenti nell'intimo del cuore e ripudiare il dispotismo sotto qualunque forma esso si presenti. Fa duopo avere a scorta dei propri pensieri e delle proprie azioni la dignità personale, l'amore della virtù, il sentimento verace della concordia. Inutile, senza di ciò, l'affannarsi a far pompa di liberalismo perchè non si diventa che strumenti di codardia e di servitù.
Gli Italiani che non si contaminarono d'abiettezza nella servitù, tengano viva la memoria di questi martiri ed onorino in essi i primi fattori della nostra indipendenza e libertà.
FINE
NOTE
(1) Sirtori Giuseppe era nativo di Como. Fu chierico; Deposto l'abito religioso si recò a Parigi ove si trovava nell'epoca dalla rivoluzione del Febbraio 1948. Assisteva dalla tribuna pubblica della Camera dei Deputati quando discutevasi sulla forma di Governo da darsi alla Francia; la maggioranza era favorevole al Conte di Parigi, ancor minorenne, con la Reggenza della Principessa d'Orleans, ma una voce eccheggiò nell'aula gridando, che reggenza! Viva la Repubblica.
E la repubblica fu votata alla quasi unanimità. Quella voce era di Sirtori, il quale dippoi fu membro attivissimo dei Comitati rivoluzionari allo scopo di cacciare lo straniero e di costituire l'unità d'Italia. Fu uno dei mille, e morì alcuni anni or sono Generale di Divisone del R. Esercito.
(2) L'illustre scrittore Cesare Cantù nella sua storia degli Italiani illustri così parla del Canonico Enrico Tazzoli:
| |
Italiani Sirtori Giuseppe Como Deposto Parigi Febbraio Camera Deputati Governo Francia Conte Parigi Reggenza Principessa Orleans Repubblica Sirtori Comitati Italia Generale Divisone Esercito Cesare Cantù Italiani Canonico Enrico Tazzoli
|