«Quanto più sono rari simili critici, tanto più ne è meritevole la scienza e la virtù; ed io non avrei parole bastanti a lodar quelle che trovai in Don Enrico Tazzoli dacchè potetti valutarne dappresso lo spirito riflessivo, l'anima religiosamente patriottica, quel bisogno di trovare la verità e di professarla.»
«E quale officio da lui avevo sperato per la mia Storia degli Italiani. Ahime! nelle ultime pagine di quella io doveva scrivere:
«Una Commissione speciale a Mantova continuò lungo tempo un processo contro persone onorevoli, professori, parroci, dottori, perchè avevano diffuso cartelle del prestito mazziniano e predisposto ad un'insurrezione. Di tempo in tempo se ne impiccavano alcuni, fra cui l'arciprete di Revere; e il giorno di Sant'Ambrogio del 1852, si strozzò; fra altri, Don Enrico Tazzoli professore di filosofia nel Seminario, raccomandatissimo per probità di costume, limpidezza d'ingegno, carità di opere. Ebbe esacerbato il supplizio della sconsacrazione, fatta piangendo dal proprio Vescovo per preciso ordine di Roma, dettò lettere che rimarranno testimonio del come le tenerissime affezioni non fiaccassero la sua intrepidezza, a' suoi compagni somministrò le uniche consolazioni di quel gran momento; e ultimo abbandonossi al capestro.
«La Lombardia, che sperava cessati i supplizi dacchè quattro anni di soggezione avevano rimossi i pericoli, si coperse di lutto. Su queste forche leggete: Nessuna conciliazione! non più pace! diceano i cospiratori ; e fidavano che l'indignazione si tradurrebbe in furor di rivolta al primo offrirsene il destro.
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