Povera mamma! Però i miei cari mi conoscono innocente, e incapace di azioni che disonorano. Il resto che monta? Essi penano, ma non è meglio penare che essere disonorati?
«Presto o tardi verrà il dì del giulivo amplesso.
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Lo sciagurato bisogno, che in corti tempi è predominante, di accusare, di sputacchiare ogni virtù e di sbertare ogni carattere, di calunniare uno nella qualità in cui è meno attaccabile, fe' spargere voce che il Tazzoli avesse rivelato ogni secreto, e sagrificato un'infinità di complici. La benevolenza concittadina accolse la maligna supposizione, e trovò modo di farla giungere all'orecchio del prigioniero. Da queste sataniche finezze degli oppressi, sanno usufruire gli oppressori; sanno adoprarle quelli che del titolo di amici si prevalgono per dirci quel che ogni altro ci risparmierebbe.
Atrocissimo genere di tormento che al Tazzoli avrà recato strazio maggiore che non le battiture inflittegli. Fu allora che stese questa dolorissima lettera, senza sapere in qual modo la farebbe uscire di là entro:
«Chiunque tu sia, nelle cui mani la Provvidenza faccia cadere queste pagine, se hai sensi italiani, e se ti commuove la sciagura di uno che patì assai, ma con gioia, per amor della patria, e ancor regge sereno ai fisici mali, che su lui si continuano, ma non sa superare l'affanno dell'immeritato sospetto che altri soffrano per causa di sua tristezza o di sua debolezza, deh fa quanto è dato per diffondere il presente scritto. Si compone di due memorie, che egli, prigioniero, ebbe animo di presentare al Governatore di Mantova in risposta ai due suoi quesiti: 1° come sia avvenuto che i preti lombardi a differenza dei veneti, s'immischiassero nelle faccende politiche: 2° quali erano i titoli di lagnanza del popolo contro il Governo; e ancora come poterono tanti preti indursi a mettersi alla testa della cospirazione 1851.
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