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Sciesa Antonio di Milano tappezziere di professione, e popolano di Spartana virtù, apparteneva nel 1851 al Comitato segreto d'insurrezione costituito nella sua città natìa. Colto di nottetempo in una: contrada di Milano mentre stava affiggendo un proclama, venne tratto dinnanzi alla Corte marziale, che tostamente lo condannò alla morte mediante la fucilazione. Gli venne nondimeno promessa la vita, se rivelasse i complici, ma ei stette in sul niego, e con fermo passo si avviò al preparato supplizio.
A metà via s'arresta il funebre convoglio, perchè un ajutante di campo del Comando militare, invita lo Sciesa a confessare i complici e così aver salva la vita. Ma l'eroe popolano virilmente risponde, tiremm innanz. Persino quando fu fatto inginocchiare davanti alla fossa scavata cogli occhi bendati, un Maggiore austriaco gli si accostò, e gli offerse la salvezza della vita e la libertà purchè rivelasse i suoi complici. Risolutamente negò. Tentò allora il tedesco di toccarlo dal lato più vulnerabile, rammentandogli la moglie ed i figli che egli lasciava nella miseria. - «Provvederà ad essi la patria» rispose, e senza più profferire accento cadeva fulminato dal piombo austriaco.
La carità cittadina provvide infatti clandestinamente alla povera vedova, ed agli orfani figli: e la memoria dell'onesto ed invitto popolano rimase sacra ad ogni cuore Italiano.
(4) Bosio Antonio era di Mantova, e contabile presso la Ditta Fumagalli e Franchetti. Amicissimo dello Speri prese parte attiva nella rivoluzione delle dieci giornate, e si distinse nel fatto di S. Eufemia.
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