Era di cuore generosissimo, in cui la carità, la virtù e la forza dell'animo rispondevano mirabilmente alla bellezza ed alla gagliardia del corpo; tutti i pensieri e gli affetti suoi aveva consacrati alla patria. Morì in Brescia di mal di fegato il 24 Maggio 1852.
(5) Bonardi Giacomo e Squintaní Giuseppe, dopo essere andato a vuoto il tentativo contro l'I. R. Commissario di Polizia Rossi in Mantova, furono dal Comitato stesso fatti espatriare.
Il primo prese domicilio a Genova, ove si diede al commercio in legnami e fece fortuna.
(6) La stamperia fu portata a Brescia da Tito Speri in unione a Biseo Camillo, e nella casa del primo uscirono i bollettini, colla collaborazione del secondo e di Frigerio Antonio. Indi sospettando che la Polizia potesse essere informata, si trasferì la stamperia di nottetempo in casa di Biseo Camillo, e poi per maggior sicurezza in quella di Frigerio Antonio ove si stamparono gli ultimi bollettini.
(7) Per dimostrare quanta era la prepotenza, e la tracotanza dei generali Austriaci valga il seguente fatto: In un giorno primaverile del 1853 l'I. R. Tenente Maresciallo Barone Appel, reduce da Cremona, sostava a Manerbio per lo scambio dei cavalli da Posta. Naturalmente si raccolsero intorno al calesse molti curiosi, fra i quali il Bontardelli che portava la barba intiera e folta. Il Generale chiamò a se il Sergente dei Gendarmi affinchè gli rivelasse il nome di quella persona, e in pari tempo ingiungeva allo stesso d'avvertire il Bontardelli, che l'indomani al mezzogiorno era atteso dal Maresciallo per cose che lo riguardavano.
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