A tutti questi colpi di mano, oltre l'Alessandro Sora, presero parte anche Boifava, Speri, il Dott. Maselli e Biseo Camillo.
Scoppiata in Brescia l'insurrezione, il Sora fu uno dei più coraggiosi combattenti e lo Speri lo volle quasi sempre al suo fianco. Era di un'agilità ed energia sorprendente; sprezzatore d'ogni pericolo, non contava i nemici.
Nel Comitato segreto d'insurrezione era uno dei più attivi ed operosi; le imprese che offrivano maggiori rischi e pericoli erano a lui affidate.
Per far dispetto all'Autorità di Polizia portava sempre un cappello all'Ernani, e nell'inverno indossava un mantello di panno bleu chiaro tutto federato di flanella, del più bel colore rosso scarlatto.
Compromesso nei fatti avvenuti in Brescia nel 1855, fuggiva a Genova e dippoi si recava a Rio Janeiro nel Brasile, ove venne occupato nello studio della Ditta Cabella e Zignago, ricchi Negozianti in zucchero e caffè, appena colà pervenne la notizia della guerra coll'Austria egli abbandonò il lucroso posto e s'imbarcò per l'Italia. Giunse a Genova ai primi di settembre 1859, rivide Brescia, ed addolorato per l'armistizio di Villafranca, corse nell'Emilia ad arruolarsi nel 46.° reggimento Fanteria, del quale era colonnello Sacchi, e ajutante maggiore in primo Agostino Lombardi.
Ai 24 d'Aprile 1860, con permesso si recava a Genova affine di prendere parte alla spedizione in Sicilia. Ma per un contrattempo fu costretto a costituirsi di nuovo al Reggimento, che abbandonò poi in un al Colonello Sacchi e ad Agostino Lombardi per prender parte alla seconda spedizione sotto il comando del Generale Medici.
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