Il Sora entrò nel Corpo distinto dei Carabinieri Genovesi. A Milazzo rimase ferito in una mano. Il Colonnello Sacchi promosso da Garibaldi Generale, lo volle suo ajutante di campo. Egli si rifiutò non volendo gradi, ma poi fu costretto, in obbedienza alla disciplina, ad accettare.
Al Volturno nella celebre giornata del primo Ottobre 1860 era in prima linea, e mentre dava gli ordini, e le disposizioni per l'attacco, rimase gravemente ferito alla testa.
A nulla valsero le cure più assidue dei medici, e in conseguenza della ferita, dopo alcuni giorni, a 29 anni spirava in Napoli il 15 Ottobre 1860.
Di principi schiettamente repubblicani aveva una fede inconcussa nelle teorie di Mazzini.
Era il Sora Alessandro, di regolare e snella statura, cappelli alla Nazzarena, sguardo acuto, parola facile e pronta, carattere vivacissimo, temperato dalla bontà, virtù che ogni giorno diviene più rara fra tanto crescere di stomachevole utilitarismo.
Brescia deve annoverare fra i migliori suoi figli il giovane Sora Alessandro.
(36) Farisoglio Bortolo, giovanissimo, si compromise pur esso nei fatti del 1855. Fuggì a Genova, e più tardi raggiunse a Rio Janeiro l'amico Sora Alessandro. Ripatriato alla notizia dello scoppio della guerra in Italia, vi giunse, ma troppo tardi, per prendervi parte. Andò nell'Emilia e si arruolò nell'istesso reggimento in cui trovavasi il suo amico Sora, cioè nel 46° fanteria.
Colto alla Mirandola da morbo violento, in due giorni cessava di vivere fra il compianto generale dei compagni d'armi.
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