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      Si piantano le rose di ogni sorta, anche per mezzo dei rami (magghioli); si potano i gelsomini selvaggi, e se ne piantano i rami per innestarli in marzo dell’anno seguente; si cominciano a piantare l’erbe odorose per ornamento dei giardini.
      Il fattore visita le siepi ed i fossati attorno ai poderi, onde riparare ai danni portativi nell’anno scorso, e meglio difendere dagli animali i suoi campi.
      Si taglia dal bosco il legname a fermare e racconciare gli strumenti agrarii, e quello che dee servire ad uso della fattoria.
      Si continua a condurre il bestiame dalle montagne alle marine, cioè dai luoghi ombrati e freddi ai più soleggiati e riparati da tramontana.
      Si cominciano a travasare i vini.
      Si prosegue a somministrare il cibo alle api.
      Si dà principio a mettere sotto la chioccia le uova delle galline.
     
      FEBBRAROSi comincia la seconda aratura dei maggesi.
      Nelle marine si dà principio alla seminagione del grano marzuolo (tumminia).
      Si prosegue a sarchiare i grani, ed a zapponare le fave primaticce.
      Si arano la seconda volta le risaje.
      Si continua a piantare lenti e cicerchie nei grandi poderi e nelle chiuse.
      Nel vigneto si dispongono le canne lunghe cinque o sei palmi a due o tre accanto ogni vite (arrugari), in seguito s’impala e si lega con disa.
      In alcuni luoghi dell’Isola, trattandosi di forte e buon terreno, è in questo mese che si potano le viti, e qualche volta anche più tardi.
      Si innestano le viti a marza, o a trapano; e si fa anche l’innesto propaginando, col fissar sopra di esso a marza un breve tubo di canna intonacato di terra.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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