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      Si piantano i bulbi delle amarillidi e di altre piante analoghe, e si cambia la terra alle stesse. Se la stagione sarà fresca si faranno gli innesti delle rose ad occhio.
      Si mette, dopo la metà del mese, a macerare nei fiumi e negli stagni il lino e la canapa.
      Si vaglia (si cerni) il grano raccolto, si misura (si tumma) e si consegna al magazziniere. Se ne comincia il trasporto ai mercati ed ai caricatori.
      Si continuano le diligenze pel bestiame e per le api, come si è avvertito nel mese di luglio.
     
      SETTEMBRESi nettano i maggesi, sterpando tutti i cespi nati alla fine di primavera. Gli accurati agricoltori fanno tal lavoro mentre quelle piante non hanno ancora maturato i loro semi, perchè cadendo questi non vengano a sbucciare negli anni appresso.
      Si trasporta il concime nei campi destinati a seminarvi fave ed altri legumi.
      Nei piccoli poderi, ove la seminagione si è fatta a buca (a fussuni) si sterpano le stoppie, si ammonticchiano e si bruciano.
      Cadute le piogge, si arano le terre sode (tirrozzi) e le stoppie per seminarsi (virgari). L’opportunità della semina dipende dalla sollecitudine dei lavori di questo mese, dice il proverbio:
      Ch’il campo ara ’nnanzi la vernataAvanza di ricolta la brigata.
      Si termina nelle montagne il raccolto del grano marzuolo.
      Si fa il raccolto del riso acquatico.
      Si svelle la giuggiulena e si lega in mazzetti, come si pratica pel lino: questi poi si abbarcano (abburgianu), ed aperti che saranno per la maturità i baccelli, con diligenza si va scuotendo pian piano ogni mazzetto sopra una tenda, o tela che sia, per averne il seme.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189