Quando la terra cede con faciltà e in tutti i sensi all’aratro, quando le nuove erbe cominciano a sbucciare, il tempo della semina è opportuno, ed ogni giorno che passa è un grado di probabilità che si perde del buon raccolto. Il vantaggio di seminar presto è stato sempre conosciuto dagli agricoltori di tutti i tempi e di tutti i paesi. Dice Virgilio che l’agricoltore deve arare e seminare finchè sta ignudo. Seminando presto, la pianta ha tempo di abbarbicare, ed i geli d’inverno non faranno che mortificare le foglie; i succhi si restringono alle radici, queste acquistano maggior forza, e nei primi calori dopo il solistizio cominciano a mettere copiosi culmi onde dipende l’ubertà del raccolto.
Si dà principio ugualmente alla seminagione del lino autunnale.
Si continua la raccolta della robbia.
Il fattore si occupa della vendemmia, obbietto assai interessante nell’economia agraria. I più diligenti sogliono raccorre le uve non più tardi del punto della maturità in giorni sereni, e quando è già rasciutta la guazza della notte (acquazzina). La pratica di raccogliere i graspi per mezzo di una rete di canape è molto lodevole; come lo è pure quella di separare i grappoli marci ed immaturi, dai maturi e sani, e le uve bianche dalle nere. Chi poi vorrà formare un nuovo vigneto nel venturo anno, osserverà e noterà con accuratezza in questa occasione le viti più vigorose e meglio produttrici, dalle quali prenderà a suo tempo i rami.
Si dà principio alla raccolta delle olive ed alla estrazione dell’olio; l’uso di battere gli alberi con delle mazze nuoce ugualmente alla qualità dell’olio che alla fruttificazione degli alberi.
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Virgilio
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